L’età Classica e i Peuceti

PERIODO CLASSICO

L’età  classica è quel periodo di grande floridezza economica e tranquillità politica che va dagli ultimi decenni del V fino alla fine del IV secolo a.C. nel quale si avvia una lunga fase ellenizzante che vede decadere la supremazia  ateniese ed emergere come unica protagonista la città di Taranto, impegnata a conquistare tutto l’entroterra apulo che aderisce pian piano alle ideologie e alla cultura greca.

A causa dell’acuto contrasto tra Taranto e gli Iapigi, che culminerà nella grande disfatta subita dai Greci nel 473 a.C. da parte di una coalizione di forze iapigio-messapiche, la prima metà del V secolo a.C. si presenta come un periodo di grande crisi per il mondo indigeno. Segnali di ripresa si avvertono, invece, a partire dagli ultimi decenni del V secolo, durante i quali Taranto si afferma come unico centro di diffusione dei prodotti ellenici. Ecco che giungono in territorio apulo ceramiche a figure rosse attiche e poi italiote, prodotte in varie botteghe di ceramisti locali. Allo stesso tempo, le città vengono circondate da enormi fortificazioni e cinte murarie che tendono a racchiudere al loro interno anche gli spazi necessari al sostentamento di esse in caso di assedi. Anche le usanze funerarie subiscono mutamenti, in particolare con l’introduzione di tombe a semicamera derivanti dall’influenza tarantina. Inoltre, si fa più corposo il numero di vasi e oggetti personali presenti nelle sepolture.

LA CIVILTÀ PEUCETICA AD ALTAMURA

Dal VII secolo a.C. gli abitanti della Puglia si distinsero in Dauni (nel foggiano), Peuceti (nel barese) e Messapi (nel Salento).

La PEUCEZIA confinava a sud con la Messapia e a nord con la Daunia. Questo territorio corrispondeva a quello dell’attuale provincia di Bari cui va aggiunta la parte nord-occidentale della provincia di Taranto (Ginosa e Laterza) e la parte nord-orientale della provincia di Matera (Timmari e Montescaglioso).
Altamura era uno degli insediamenti peuceti più importanti, situato lungo il percorso di un’antica via di comunicazione che sarebbe diventata la Via Appia. L’antica città si estendeva su una collina ad ossatura calcarea, da cui si estende il sottostante altopiano delle Murge. La fotografia aerea e i resti delle mura testimoniano che l’abitato si presentava come un poligono irregolare che si estende nel senso della lunghezza da ovest ad est e nel senso della larghezza da nord a sud.

I Peuceti furono il popolo antico che più ha caratterizzato la terra di Altamura, chiamandola forse Petilia (città delle grandi pietre). Di certo essi costruirono una grande opera civile e militare che in seguito dette il nome nuovo al paese: un alto muro tutt’intorno all’abitato (donde Alta-mura), fatto di massi ciclopici appena squadrati, per difendersi dai nemici provenienti dal mare (Taranto) e dai monti (Lucania), risalente alla fine del V secolo a.C.

MURA MEGALITICHE DI ALTAMURA

LUNGHEZZA TOTALE: 3670m (di cui oggi ne rimangono 1800m

Le Mura Megalitiche della città di Altamura sono riconosciute per la loro imponenza e altezza, tanto che tali caratteristiche hanno poi dato il nome all’abitato. Grazie ad una campagna di scavi compiuta agli inizi degli anni ’50 dallo studioso di archeologia Francesco Maria Ponzetti, sono stati portati alla luce numerosi reperti, alcuni importanti per la datazione delle mura stesse: sicuramente sono state innalzate verso la fine del V secolo a.C. dalla popolazione indigena peuceta.

La particolarità di Altamura era quella di avere una doppia cinta muraria: quella interna racchiudeva la vecchia acropoli, cioè la parte più alta e più sacra della città, ed aveva uno sviluppo di circa 1500m; questa cinta si univa a quella esterna nel tratto che va da Viale Martiri 1799 a Via XXIV Maggio; quella esterna, invece, era molto più allargata, infatti si estendeva per oltre 3600m.

L’edificazione di tali cinta fu determinata dalla particolare situazione in cui venne a trovarsi la gente indigena già da tempo organizzata in comunità, costretta a far fronte alla politica espansionistica di Taranto. La stessa edificazione ha richiesto un periodo decisamente lungo in quanto i blocchi megalitici di calcare locale sono stati raccolti dal territorio circostante e in seguito sistemati sul piano di roccia, senza preventivi lavori di spianamento e senza essere sbozzati. Diversi architetti ne impostarono la costruzione in punti separati e poi congiunsero il tutto.

 

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Cinte murarie del territorio di Altamura: in rosso il paramento interno, in azzurro il paramento esterno

Il carattere rudimentale delle mura di Altamura è denotato dalla grandezza dei blocchi che le compongono, peraltro senza tracce di lavoro, dal fatto che questi non sono collegati tramite cemento, ma impilati a secco l’uno sull’altro, e dalla rusticità naturale delle facce, soprattutto quelle interne. Le acque piovane, che si raccoglievano nella città, fluivano per mezzo di canali di scolo lasciati in alcuni tratti dello spessore della muraglia. Nell’opera di erezione della muraglia non mancò l’influsso e il determinante concorso dei Sanniti e dei Lucani: di ciò ne dà testimonianza la presenza del poculum, un bicchiere quasi a campana, con un’ansa a ciambella.

Le Mura Megalitiche erano lunghe circa 4km, alte più di 5m e larghe quasi 6m. Racchiudevano nella loro ampia cerchia tutta la civiltà dei Peuceti: le loro case, prima a capanna circolare poi in muratura quadrangolare; le loro attività produttive, come le fornaci per la ceramica, o come la pastorizia le cui greggi venivano ricoverate la sera dentro le mura in quanto ogni casa aveva intorno un suo spazio agreste, o come gli scambi commerciali con gli italioti di Ruvo, i greci di Corinto, i magnogreci di Taranto.

Nella cinta muraria dovevano aprirsi varie porte in corrispondenza delle vie di collegamento con l’interno; l’unica oggi conservata è porta Alba o Aurea, a cui è affiancata, all’interno, una torre a pianta trapezoidale. In corrispondenza di questa porta è stata rinvenuta una vera e propria necropoli con tombe a fossa e controfossa, databili – secondo i corredi tombali venuti alla luce nella campagna di scavo del Ponzetti (metà XX secolo) – al VI-V secolo a.C., quindi preesistente rispetto all’erezione della cinta stessa. La parte attualmente conservata dell’intero circuito murario, quindi ancora visibile, è di 1800 metri circa. Le mura appaiono scarpate, presentano beccatelli e sono interessate da tecnica tendenzialmente isodoma o più esattamente pseudoisodoma. Attualmente, le vie che interessano il percorso murario dell’acropoli sono: Corso Umberto I  e corso Vittorio Emanuele II. Il muro è costituito da due paramenti, di cui quello esterno dall’aspetto più ordinato e quello interno più disomogeneo. Tra i due paramenti è presente uno strato di riempimento detto emplecton, formato da terreno e piccole pietre.

Il corso delle mura era interrotto da torri di avvistamento, di cui rimangono tracce lungo la base interna delle mura. Sulla parte superiore correva un percorso di ronda, accessibile tramite rozze scale costruite con blocchi calcarei.

Lungo il percorso delle mura era scavato un fossato, che offriva un’ulteriore difesa contro gli attacchi nemici. L’accesso alla città era possibile grazie alla presenza di alcune porte, tra cui Porta Matera (l’antica porta Montium), Porta Bari (porta Ventorum) e Porta Foggiali. L’aspetto originale delle mura è attualmente compromesso da edifici che spesso inglobano al loro interno interi tratti di mura. L’ingegneria architettonica delle mura si rileva dal fatto che esse sono leggermente inclinate e caratterizzate da sporgenze e rientranze, espedienti conto i tentativi di attacco militare.

Tutt’intorno alle Mura Megalitiche i Peuceti seppellirono i loro morti sotto terra in fosse scavate nella pietra spesso in forma di vere camere, in cui, accanto al defunto venivano deposti i suoi oggetti d’uso quotidiano (vasi, lucerne, monete, gioielli, armi…) nella convinzione-speranza che la vita potesse continuare dopo la morte, così come si era svolta su questa terra.

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Un tratto delle mura megalitiche della città di Altamura
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Veduta di Porta Bari (antica Porta Ventorum).
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Veduta di Porta Matera (antica Porta Montium).
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Tratto di mura di corso Umberto I (paramento interno).
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Veduta di Porta Foggiali.
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Tratto di mura di via Mura Megalitiche (paramento esterno).
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Altro tratto di mura di via Mura Megalitiche (paramento esterno).
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Un tratto delle mura megalitiche della città di Altamura
A cura di

Dell’Atti Gioele Fiorino, Ferrulli Francesco Ubaldo, Altamura Lucia, Lorusso Silvia, Lomurno Annarita

Per il progetto di Alternanza “Terra Nostra” della classe IV A del Liceo Classico Cagnazzi di Altamura

 

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